ARTICOLI SUI GIORNALI: "L'Arte di Toccare".

Lavorare sul proprio corpo significa imparare un linguaggio per conoscere sé stessi e gli altri.
di Shuny R. Deretta

Normalmente non siamo abituati a descrivere la bellezza ed il valore dell’essere toccati con grazia e attenzione. E’ come se ci mancassero le parole. Sto parlando qui dei linguaggio del tocco: un modo non verbale di comunicare con i nostri simili... in altre parole, il massaggio, ovvero quel mezzo che ci dà un senso di vitalità e di interezza dimenticati. Nella nostra vita siamo costantemente sotto stress: per far carriera, per essere e per vivere all’altezza, per ricavarci il nostro posto nel mondo... è una corsa frenetica, incessante, spietata dove non v’è spazio né tempo per prestare attenzione alle esigenze del nostro corpo, alle sue necessità più intime. Eppure, è il corpo che ci identifica e che ci permette di agire: è la nostra casa in questo mondo. L’abbiamo dalla nascita, ci viviamo dentro giorno dopo giorno e alla nostra morte ce ne separiamo. Ma quanto lo conosciamo? Quanto tempo gli dedichiamo? Poco, pochissimo... per molti di noi è come se fosse un mero estraneo. Milioni di persone usano oggi il proprio corpo esclusivamente come un semplice veicolo che li porta da un luogo all’altro e che compie le azioni che gli vengono richieste. Così, lo nutrono regolarmente (fin troppo regolarmente!), gli fanno la doccia, il bagno, lo mettono a letto la sera nella speranza che un buon riposo (spesso neppure così buono) lo renda capace di ripetere all’indomani le stesse prodezze del giorno precedente... e così, giorno dopo giorno, in un interminabile alienante logorio. Purtroppo, un simile comportamento di uso puramente strumentale ed inconsapevole del proprio corpo finisce, prima o poi, per presentare il conto. Tre adulti su cinque soffrono, a svariati livelli, di dolori alla schiena o al collo (la famosa cervicale ... ); aggiungeteci coloro che sono assillati da mal di testa, emicranie, disturbi articolari di varia natura (artriti, tendiniti, sciatiche, ecc.) o al sistema nervoso e avrete un’idea di come, in definitiva, stiamo parlando praticamente di tutti, te lettore o io scrivente compresi. Per farsi un’idea della loro diffusione basta pensare che, negli soli Stati Uniti, si spendono annualmente qualcosa come 30.000 miliardi di lire per il trattamento di questi disturbi!

UN’ARTE ANTICA

Eppure sarebbe così semplice risolvere il problema. Per secoli il dolore è stato alleviato con il tocco: l’arte del toccare è infatti una delle più antiche arti di guarigione. Purtroppo, oggi l’uomo si è così allontanato dal corpo che gli risulta incomprensibile capirne il linguaggio e i richiami. Fortunatamente grazie ad alcuni maestri indiani illuminati, ad un processo di riavvicinamento tra Oriente e Occidente e ad una riscoperta dei rapporti tra mente e corpo, diverse scuole di guarigione si sono riproposte con vigore in questi ultimi decenni. Tra queste, quella sviluppatasi attorno al maestro Osho ha avuto un notevole successo e un’ampia diffusione, permettendo all’arte di comunicare con il corpo attraverso il tatto di propagarsi nel mondo. Ed è proprio a quest’arte che ci riferiremo qui (per mio esplicito percorso personale), senza tuttavia togliere alcunché al merito di altre scuole. Il tatto, dunque, o tocco consapevole, crea relax, eliminazione del dolore e, cosa più essenziale, porta a quella dimensione qualitativa di silenzio che costituisce la premessa al contatto meditativo interiore. Le nostre vite sono così occupate, le nostre menti così attive che, quando ci capita l’occasione di sdraiarci su di un tavolo da massaggio, scopriamo una dimensione insospettata delle nostre potenzialità. Di fatto, i bodyworkers (terapisti del corpo) della scuola di Osho hanno una qualità in comune, indipendente da tipo di approccio: un’abilità a toccare che proviene dall’essere "qui ed ora" e non da una formula o una ricetta standard. Sono capaci di vedere e sentire il corpo di un altro, di permettere alle risposte di emergere spontaneamente da dentro di loro e di lasciarsi trasportare dalla loro spontaneità. Questo è un aspetto, importantissimo: molti terapisti, per esempio, giunti da Osho dopo aver praticato altre tecniche corporee, dopo un periodo opportuno di training, perdono quella rigidità imposta loro dalle scuole precedenti, sostituendola con una reale abilità a rispondere. Ciò ha a che vedere con la capacità di entrare in contatto con gli altri in modo responsabile. Solitamente, si attribuisce al termine responsabilità un significato serioso e pesante. Un’accezione piuttosto distante dal significato originale di questa parola: ossia abilità a rispondere (responsabilità). Così, generalmente, non rispondiamo, ma reagiamo all’atto. Il reagire è una risposta superficiale, automatica, un meccanismo di difesa. Rispondere comporta l’agire dopo aver ponderato, cioè dopo aver lasciato entrare dentro di noi le parole o l’azione dell’altro, averne sentito l’effetto e fatto salire da dentro la nostra risposta. La tecnica, pur se eccellente, deve essere vista come l’Abc di un linguaggio di comunicazione e non come un fine a sé stesso. Da questo atteggiamento d’apertura deriva la possibilità di vedere, sentire e rispondere con pienezza. La tecnica è la radice, ma la risposta al momento è il vero sbocciare, il fiorire dell’arte. Ogni persona ha la sua propria fragranza, il proprio umore (sapore). E’ impossibile così ricevere o dare la stessa sessione (seduta di massaggio) due volte di seguito. Non esiste una sessione tipo da ripetersi in continuazione! Perfino lo stesso cliente è ogni volta diverso

ASCOLTARE IL CORPO

Oltre alle tecniche con le mani, nelle terapie corporee vi sono anche delle tecniche di consapevolezza che non usano tavoli da massaggio. Una volta nata la curiosità per il proprio corpo, le possibilità offerte a chi voglia approfondire e conoscere meglio sé stesso sono infinite. E’ un viaggio dalle infinite opportunità. Improvvisamente, si diventa più consapevoli del proprio corpo, ricordandosi finalmente di averne uno. Si osserva come si cammina, si percepiscono le sensazioni che i piedi trasmettono... insomma si comincia realmente ad ascoltare il corpo, invece di prestare attenzione solo a ciò che giunge dalla mente. Può accadere così che uno cominci a far caso alle piccole abitudini cristallizzate a cui non aveva mai badato prima: la mascella serrata quando prende una decisione, le sopracciglia aggrottate quando pensa o cerca di risolvere un problema, e così via. Sono espressioni automatiche; involontarie. Ma ciò che è vero in un senso lo è pure nell’altro: certe espressioni e azioni suscitano in noi determinati umori e atteggiamenti. Provate, ad esempio, ad aggrottare le sopracciglia per alcuni momenti, senza necessariamente pensare a qualcosa di serio: in poco tempo inizierete a sentirvi effettivamente seri, perfino irritati! Se il telefono squilla in quel momento, vi infastidite; se qualcuno chiede di usare la vostra automobile, forse vi rifiutereste.

NELL’ERBA CON CALMA

Una prova interessante da fare è quella delle spalle. Se ricordate, esiste una legge di gravità... verificate se le vostre spalle sono in accordo con essa! Vi accorgerete probabilmente che non lo sono affatto: potreste rilassarle di più, farle scendere addirittura di un paio di centimetri... sentendovi molto meglio. Magari, a quel punto, il vostro corpo desidera fare un bel respiro profondo, come per liberarsi di quell’inutile sforzo di mantenere le spalle erette in posizione innaturale. Il nostro corpo è un magazzino di memorie. Ogni evento, sia fisico che emozionale, viene conservato nella muscolatura, nelle articolazioni e nelle ossa. Queste passate emozioni, paure o traumi, creano tensioni e, conseguentemente, anche cambiamenti pronunciati della struttura fisica (o postura). Avete mai messo, da bambini, il piede su un pezzo di vetro o su di un chiodo? Se sì, allora avrete notato che, ancora oggi, quando camminate a piedi nudi in qualche luogo particolarmente buio, magari sulla sabbia o nell’erba, prima di posare il piede qualcosa in voi va in allarme rosso? Diventate cauti, guardinghi e qualcosa vi trattiene mentre fate i vostri passi! Quella sensazione di trattenimento energetico è la memoria del dolore, la memoria di un evento che è ancora lì, depositato in voi, appena sotto la superficie della vostra coscienza e... del vostro piede. La paura che vi succeda nuovamente oggi è trattenuta nel corpo e spesso, quando camminate in circostanze similari, qualcosa in voi si sente insicuro. Il lavoro sul corpo, specialmente il massaggio profondo, può aiutare a liberarvi da questo passato memorizzato, e permettere al vostro corpo di rispondere più spontaneamente al presente, senza subire i condizionamenti di reazioni inconsce risalenti ad esperienze dolorose del passato. Potrete così adagiare il piede nell’erba con calma, sentire il terreno sotto la pianta con totale trasporto, senza alcun bisogno di trattenere l’energia del piede anticipando un immaginario dolore.

GUARDANDOCI ALLO SPECCHIO

Le implicazioni di quanto sopra sono rilevanti, considerando l’odierna speranza di vita occidentale: aggirandosi sui 75 anni costringe il nostro corpo, anno dopo anno, ad accumulare paure e ricordi negativi. Se vi chiedete cosa abbia a che vedere tutto ciò con voi, allora effettuate quest’esperimento: Ponetevi in piedi di fronte ad uno specchio e ascoltate attentamente ciò che vi passa per la mente mentre vi guardate. Non ci vorrà molto perché abbiate la sensazione di aver in testa un televisore a pieno volume; un chiacchiericcio continuo che, anche se spostate gli occhi su un’altra parte del corpo, riprende subito come se cambiaste canale televisivo. In effetti, abbiamo tutti una sorta di programma Tv immagazzinato nella mente; un programma che salta fuori, automaticamente, ogni volta ci guardiamo allo specchio o che vediamo la nostra immagine riflessa. La mente seziona il corpo, crea divisioni laddove in natura esiste solo armonia ed equilibrio. Il giudizio che abbiamo di una qualche parte del nostro corpo non abbastanza bella, lunga, corta o carina, può generare un’alienazione di quella parte. Vivendocela negativamente, quella stessa parte finisce per sentirsi staccata dal tutto, rifiutata, non nutrita, desiderosa di atrofizzarsi, di sparire. Mediante il lavoro sul corpo e il massaggio, possiamo, in poche sessioni, ricominciare a rilassarci, ad accettarci come siamo fatti. Appena la mente si rilassa e si í riducono i suoi giudizi, le gambe (o qualsiasi altra parte) che non riconoscevamo più come nostre - per la loro linea poco piacevole - tornano ad essere parte integrante di noi. E’ una cosa stupefacente vedere come il corpo possa cambiare la sua forma in poco tempo, quando riceve un po’ d’amore e d’apprezzamento! Più il tocco è aggraziato ed attento, più la nostra attitudine ai contatti si trasformerà. Oggi tendiamo a ridurre sempre più i contatti fisici. La paura dell’Aids agisce probabilmente a livello inconscio e, quasi soltanto nei Paesi latini si possono ancora vedere persone abbracciarsi tra loro. Toccarsi genera paura dell’intimità e l’intimità spaventa.

A CUOR LEGGERO

Chi ha ricevuto delle sessioni di lavoro sul corpo, è spesso indotto a toccare maggiormente la moglie, il marito, i figli o la madre... a toccarli con più facilità, con gioia e vitalità. Toccare l’altro in modo rilassato e col cuore leggero (che non è a cuor leggero, ovvero inconsapevolmente, ma con attenzione e premura) è toccare con tutta la nostra attenzione priva d’inibizioni, con la nostra gentilezza carica d’umanità. Il massaggio, specie quello profondo, dà piacere e gioia al corpo. Recenti studi sul cervello hanno appurato come esso sia una ghiandola e non soltanto una sorta di computer biologico. Il nostro cervello (in realtà l’intero organismo) secerne ormoni che influenzano direttamente le nostre emozioni, attitudini e modalità comportamentali. Lo scienziato Norman Cousins, sul NewEngland Journal of Medicine, ha descritto ad esempio la sua esperienza riguardo al potere ringiovanente delle risate, e sul fatto che esse sono esperienze di piacere dove si mescolano umorismo, soddisfazione e gioia, che liberano ormoni della felicità dall’elevato potere di guarigione. Lui. stesso, peraltro, si sta curando da una grave malattia con una tecnica terapeutica basata sulle risate.

AMA IL TUO CORPO

Se il lavoro sul corpo crea gioia, piacere e contentezza è presumibile che influenzi pure il modo con cui ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri. Ricevendo regolarmente lavoro sul corpo si innesca un effetto cumulativo che contribuisce ad una stabilità mente/corpo. Più percepiremo il nostro corpo, più lo accetteremo e lo potremo amare: è un processo a catena che si amplifica a spirale. Felicità e benessere creano felicità e benessere! "Ama il tuo corpo, allora. E’ il tuo corpo, un dono di Dio. Godine e abbine cura. Ciò significa fare esercizi fisici, nutrirsi e riposare adeguatamente; significa ascoltarlo e prestarvi attenzione così come prestiamo attenzione all’auto o al computer, ascoltando qualsiasi piccolo rumore indice di malfunzionamento. L’organismo umano è un meccanismo perfetto e meraviglioso che merita tutta la nostra dedizione: sia che dormiamo o che agiamo, che siamo consapevoli o inconsapevoli, continua a funzionare con silenziosa efficienza... Perfino se non ce ne prendiamo cura continua a servirci! Allora come non serbargli tutta la nostra gratitudine?" (Osho).

(Articolo apparso su AAM Terranuova - giugno’97)